Conte spinge Gualtieri e il M5S al compromesso sulla CdP. La Commissione Ue apre a un fondo comune che emetta titoli

ROMA. È servito un vertice per sbloccare finalmente il decreto che ridarà ossigeno alle imprese. Salvo sorprese dell’ultimo secondo, dovrebbe essere approvato al Consiglio dei ministri nella giornata di oggi. Nella tarda mattinata di ieri, Giuseppe Conte ha convocato a Palazzo Chigi il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il presidente di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo. In un certo senso, i due contendenti di una storia che questo giornale ha raccontato nelle sue puntate precedenti. Da una parte c’è Gualtieri che vuole usare Sace, società del gruppo Cdp, la banca controllata dal Tesoro, come veicolo per assicurare garanzie sui prestiti alle imprese, con l’obiettivo di portarla sul lungo periodo sotto l’ombrello del ministero.

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Dall’altra, c’è Palermo che certo non fa i salti di gioia se Cdp viene smembrata e indebolita. L’istituzionalità del suo ruolo gli impedisce di gettarsi nella mischia politica, motivo per il quale a difesa di Cdp si sono lanciati i 5 Stelle (ma anche i renziani di Italia Viva). Prima con una riunione, giovedì pomeriggio, poi con la richiesta a Conte di intervenire. Nella migliore tradizione del “contismo”, il premier ha trovato una soluzione che funziona nel breve accontentando e scontentando un po’ tutti.

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Il compromesso
Come chiedeva Gualtieri la gestione delle garanzie sarà affidata a Sace che si occuperà dei prestiti alle grandi imprese e medio-grandi imprese, con un’esposizione fino all’80-90 per cento. Il Mef mantiene indirizzo e coordinamento come avviene per Eni e Poste. La società, fino a oggi focalizzata sull’export, però resterà a Cdp, dunque nel suo bilancio, come chiedevano i grillini e Palermo. Il gruppo rimane integro, in modo da poter operare in sinergia come fanno corazzate simili in Francia, la Cdc, Caisse des dépôts et consignations, e in Germania la Kfw, a cui il governo federale di Angela Merkel ha affidato una buona fetta del salvataggio del tessuto imprenditoriale.

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La partita del Mise
A chi presta attenzione ai movimenti millesimali della politica, però, non sfugge che la sfida sul destino di Sace, per averla sotto il più stretto controllo del Tesoro, è semplicemente rinviata. E il passaggio delle garanzie sui prestiti a questa società potrebbe essere la prima breccia. Ma si vedrà. Per ora l’emergenza coronavirus richiede una soluzione di compromesso. Delle piccole e medie imprese si occuperà invece l’apposito Fondo di garanzia del ministero dello Sviluppo economico guidato dal grillino Stefano Patuanelli.

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I conti in Europa

Ma i conti in Italia il governo deve farli per forza di cose con un occhio alle trattative in Europa, in vista dell’appuntamento più importante di tutti. Domani si riunirà l’Eurogruppo e si riaggiornerà la sfida sui coronabond e sulle possibili alternative, mentre pressioni anche interne alla Germania e all’Olanda fanno sperare per un accordo ragionevole. L’ultimo affondo, alla vigilia della riunione dei ministri delle Finanze, arriva dai due pesi massimi di Italia e Francia dentro la Commissione europea, Paolo Gentiloni e Thierry Breton, il primo con la delega all’Economia, il secondo al Mercato interno. In una lettera al quotidiano tedesco Faz e al Corriere chiedono «un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine».

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Uno strumento di finanziamento non convenzionale che potrebbe essere dotato «di una governance che consenta di evitare qualsiasi azzardo morale», in particolare sull’obiettivo dei finanziamenti «che potrebbero essere strettamente circoscritti agli investimenti comuni di rilancio industriale legati alla crisi attuale». Se due commissari si espongono così non è impossibile immaginare che anche il vertice della Commissione Ue arrivi a sposare questa proposta. Un’idea che rimanda a quella del ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, di un fondo limitato nel tempo, per circa 5-10 anni, con la possibilità di fare debito comune. Un passo in più verso la richiesta del governo italiano, che fino all’ultimo, per logiche di negoziato, è intenzionato a mantenersi ostile al fondo salva-Stati, anche nella sua versione soft.

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Articolo di “LaStampa”
https://www.lastampa.it/economia/2020/04/06/news/accordo-nel-governo-oggi-il-bazooka-per-i-soldi-alle-imprese-1.38683307

 

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